domenica 29 novembre 2009

Troppe ore davanti al pc? Colpa di una scuola obsoleta....

Troppe ore davanti al pc? Colpa di una scuola obsoleta
di Simone di Biasio

Si insegna come 60 anni fa, ma i nativi digitali scoprono (presto) da soli Msn, Facebook &Co. Ma a casa. Perché a scuola, alle soglie del 2010, ci sono appena 8 pc per 100 ragazzi
Da noi erano le tre “i”. Altrove sono le tre “e”. Da una parte la Moratti alle prese con Inglese, Informatica, Impresa (sì, non Italiano). Dall’altra “Educate, entertain and enlighten”, coniata a suo tempo da Henry Warner, fondatore dell’omonima casa cinematografica. Warner, che con la scuola c’azzeccava poco o nulla, l’aveva capito: “educa, diverti e rendilo attraente”. Ovvero, tutto quello che manca all’Istruzione italiana (anche se sarebbe da estendere a molti altri Paesi Ue e non solo).
Perché non ci si ferma davanti ad un ragazzo che sta scrivendo sms in classe non solo per sequestrargli il cellulare, ma per riflettere con lui su come tenerlo attento alle lezioni? Perché demonizzare sempre la tecnologia e tutto quanto ha a che fare con le nuove forme di comunicazione? Mai come al giorno d’oggi i giovani si sono espressi così diffusamente e liberamente. Nell’epoca dei nativi digitali e del multitasking si continua invece ad insegnare nello stesso identico modo di (almeno) sessant’anni fa.
Secondo i dati forniti da “Wired Italia”, 80 scuole superiori su 100 nel nostro Paese insegnano l’Informatica, mentre 84 hanno Internet fra le materie scolastiche. Evidentemente è tutta la solita teoria, visto che poi solo 7 studenti su 100 arrivano ad ottenere la patente europea di informatica (ma anche qui ci sarebbe molto da scrivere su corsi eufemisticamente obsoleti) e per ogni 100 ragazzi ci sono appena 8 computer in classe. I confronti non ci sono mai piaciuti, è vero, ma sono sempre doverosi: la media europea sale infatti a 12,5 pc per 100 alunni, ma in Danimarca si accendono addirittura 27 pc fra 100 studenti. Fenomeni straordinari come Msn, Twitter, Facebook da noi sono tanto minimizzati quanto ignorati ed allontanati a mo’ di lebbra dalla maggior parte degli insegnanti. Escludendo il fatto che l’Informatica in classe si studia un po’ come l’Educazione Civica: proprio quando non si ha nient’altro di meglio da fare.
È bello, al contempo, pensare che esistano punte di eccezionalità tutte italiane. In provincia de L’Aquila, tra il freddo e le macerie, 130 sezioni dei comuni colpiti dal terremoto dello scorso Aprile, grazie alla collaborazione tra Regione Abruzzo e Fondazione Ibm, potranno educare i loro bambini con la postazione multimediale “Young Explorer”. Una sorta di pc-cabina per i più piccoli, rivolto soprattutto ai bambini dai 3 ai 6 anni, fornito di Windows Xp, HD da 40Gb ed una Ram da almeno 256 Mb, ma soprattutto di un grande schermo da 19’, due speakers e una grande tastiera: all’insegna del gioco e del colore. Sarebbe bello pensare che tutto questo non fosse solo un’eccezione, ma la nuova “i” di I-Education. Quanto occorrerebbe in euro per fornire ogni studente italiano delle elementari di un laptop? 400 milioni. Sono tanti? Non secondo Riccardo Luna, Direttore di “Wired Italia”. “Sono l’1% delle spese militari. Sono il 5% delle auto blu (gulp!). Sono i soldi buttati per fare italia.it moltiplicati per 4”. E pensare che sarebbe un investimento su un futuro lontano appena vent’anni. Giusto il tempo di crescere bene. Anzi sempre meglio.